Questo video è riservato agli abbonati

Se ancora non hai un'account clicca qui sotto per attivare la prova gratuita. Puoi comunque leggere un estratto di Niyama: le regole etiche dello yoga qui sotto.

Accedi Prova per 7 giorni

Niyama: le regole etiche dello yoga

Oggi ti parlerò dei Niyama, il secondo ramo del Raja Yoga. Ti avevo già raccontato in un altro focus cosa sono invece gli Yama, le leggi morali dello Yoga, che compongono il primo ramo.

Ho preparato un video in cui ti spiego i diversi aspetti dei Niyama, tra cui le origini, il significato e la pratica.

Qui ti lascio un breve estratto degli argomenti che tratto in modo approfondito nel Focus:

Conoscere i Niyama ti aiuterà a migliorare la tua pratica di yoga e ad abbracciare appieno questa disciplina.

Cosa sono i Niyama?

La parola Niyama deriva dal sanscrito नियम che significa “osservanza” o “disciplina”. Compaiono per la prima volta nei testi indù e buddisti e sono conosciuti come il secondo degli otto rami dello yoga.

Insieme ai 10 Yama, le “leggi morali” del primo ramo dello yoga, i cinque Niyama formano la base filosofica della pratica di questa disciplina.

La differenza tra gli Yama e Niyama è che i primi sono visti come delle restrizioni nei confronti del mondo esterno, mentre i secondi sono delle regole da seguire, per migliorare il rapporto con il nostro mondo interiore.

Sono degli atteggiamenti positivi raccomandati, per avere uno stile vita sano, allo scopo di migliorare la pratica e raggiungere l’illuminazione spirituale.

Quali sono i 5 Niyama?

Come ti dicevo, il secondo dei passi che portano al raggiungimento della liberazione consiste in un insieme di regole, che dovremmo osservare giornalmente, per avere una pratica di yoga completa.

Questi sono i 5 Niyama dello yoga:

  1. Saucha
  2. Santosha
  3. Tapas
  4. Svadhyaya
  5. Isvara Pranidhana

Vediamo assieme il loro significato e come possiamo portarli nella pratica e nella vita di tutti i giorni.

1. Saucha: la purificazione

Il primo Niyama si chiama Saucha e significa pulizia o purificazione.

Per pulizia si intende quella fisica, legata al corpo e all’ambiente in cui ci troviamo. Mantenere un fisico sano, infatti, e uno spazio ordinato è importante per riuscire a prenderci cura di noi stessi.

Anche nella pratica dello Yoga possiamo portare Saucha, ad esempio ricordandoci di avere cura del materiale che utilizziamo, come il tappetino e i diversi accessori.

Inoltre, nello yoga, esistono varie tecniche di pulizia chiamate Krya, come Jala Neti (pulizia delle narici e della cavità orale), o Nauli (il massaggio addominale).

Per purificare il corpo, è indicato anche seguire i consigli dell’Ayurveda nelle diverse stagioni. Per ognuna infatti, possiamo adottare un’alimentazione in grado di depurarci dall’interno, aiutandoci ad eliminare quante più tossine possibili.

Se vuoi scoprire cosa è più indicato per la stagione fredda, ti invito a leggere il focus che ho preparato con 5 consigli Ayurvedici per l’inverno, sono tutti provati da me.

2. Santosha: la gioia del presente

La traduzione del secondo Niyama significa letteralmente contentezza, intesa però, non come il concetto di “accontentarsi”.

Santosha significa essere grati e contenti di ciò che si ha, senza perdere di vista i propri obiettivi.

Spesso siamo soliti ripetere la frase “sarò felice quando”, pensando che la felicità sia raggiungibile solo se si realizzerà quel dato momento. Il secondo Niyama ci chiede invece di essere felici ora, di essere grati per ciò che abbiamo, senza dimenticarci di avere dei sogni.

Naturalmente, l’animo umano è proiettato a desiderare sempre qualcosa di più, ad avere obiettivi e cercare di raggiungerli. In questo, in effetti, non c’è nulla di male: l’importante è riuscire ad avere una mente proiettata al futuro, senza dimenticarsi di ciò che abbiamo nel presente.

Tutto ciò può essere applicabile anche nella pratica dello yoga. Ad esempio, se comprendiamo quale è il nostro livello e lo accettiamo senza forzare il nostro corpo, riusciamo a vivere meglio e con maggiore soddisfazione.

3. Tapas: l’autodisciplina

Il terzo Niyama viene chiamato Tapas e deriva dal sanscrito “tap”, che significa bruciare nel senso di passione o fuoco interno.

Il concetto di Tapas vuole consigliarci di portare la disciplina nella nostra vita e allo stesso tempo, di “bruciare” le impurità fisiche e mentali, adottando un atteggiamento determinato, con tenacia e costanza.

È fondamentale comprendere che non dovremmo mai forzarci per arrivare ad un obiettivo, ma ricordarci che solo la pratica costante dello Yoga può portare a grandi risultati.

È importante, quindi, crearci un’abitudine, sia per il raggiungimento dei nostri obiettivi, che per fortificare il nostro coraggio, il chakra del plesso solare e la determinazione.

4. Svadhyaya: lo studio del sé

Il quarto Niyama si chiama Svadhyaya e riguarda lo studio del sé. Sva significa animo umano e Dhyaya significa studio, lettura. Nel quarto niyama, si parla di studio del sé inteso come della nostra persona.

Svadyaya ha a che vedere anche con la coscienza del sé in ogni momento della nostra vita, più studiamo e comprendo ciò che non siamo, più ci avvicineremo alla forma autentica del nostro essere e quindi al divino.

Possiamo portare il quarto Niyama anche nella pratica, ad esempio iniziando a studiare il nostro respiro, ascoltando il nostro corpo, provando ad analizzare quello che ci succede e ricordandoci di vivere il momento. Se ti va di approfondire questo aspetto nello yoga ti consiglio il nostro percorso Respira in cui troverai moltissimi esercizi di respirazione.

Per chi vuole insegnare o proseguire un percorso spirituale nello yoga, Svadyaya richiede di studiare anche i testi classici, almeno quelli di base, come gli Yoga Sutra, La Bhagavad Gita e Hatha Yoga Pradipika.

5. Isvara Pranidhana: la celebrazione del Divino

Il quinto ed ultimo Niyama vuole avvicinarci al concetto di abbandono e fiducia ed è strettamente collegato alla relazione tra l’Io e l’universo.

Praticare yoga significa infatti non cercare di controllare tutto e affidarsi all’idea che oltre al raziocinio ci possa essere altro.

L’idea dell’ignoto può farci dubitare, un buon esercizio per superare questa paura nella pratica, è quello di fidarvi dell’insegnante, di abbandonarvi all’esperienza, di ascoltare e di lasciarvi guidare.

Fuori dal tappetino, questo Niyama si può applicare cercando di non assumere un atteggiamento controllante e di avere fiducia in ciò che ci riserva la vita. Comprendere che siamo qui ora e che siamo un tutt’uno con ciò che ci circonda, è il fulcro dello yoga.

Come portare i 5 niyama nella pratica

Queste sono le 5 osservanze che dovremmo seguire per vivere e creare un ambiente sereno all’interno di noi. Qualche “regola” è sicuramente più facile o più intuitiva da seguire, mentre altre possono risultare più complesse e di difficile applicazione.

Il mio consiglio è di cercare di seguire queste linee guida nella pratica e nella vita.

Possiamo farlo, ad esempio, leggendo e ascoltando i focus, cercando di avvicinarci con un atteggiamento umile a questa disciplina, per comprenderla e capire appieno quello che facciamo quando pratichiamo sul tappetino!

Spero che questo focus ti sia piaciuto e che questo video possa aiutarti nella tua ricerca filosofica.

Se non hai ancora effettuato l’iscrizione a Yoga Vibes, per vedere tutti i contenuti presenti sulla piattaforma, puoi iscriverti ai 7 giorni di prova gratuita.

Ti ringrazio e ti aspetto!

Allena mente e corpo, eleva il tuo spirito!

Pratica yoga quando e dove vuoi, scegliendo tra lezioni e contenuti sempre nuovi. Ti guideremo ascoltando le tue necessità ed offrendoti i nostri consigli.

Prova 7 giorni gratis