Oggi vorrei parlarti del terzo ramo dello Yoga. Se ricordi, avevamo già visto i primi due con i Focus sui Niyama, le regole etiche dello Yoga, che compongono il secondo ramo e gli Yama, le leggi morali dello Yoga, componenti il primo.
Il terzo, secondo gli Yoga Sutra di Patanjali, uno dei libri fondamentali dello Yoga, è caratterizzato dagli Asana, che rappresentano quindi la terza delle Otto vie per la liberazione.
In questo Focus ti spiegherò nel dettaglio:
- Cosa sono gli Asana
- Quali sono le origini degli Asana
- Quanti sono gli Asana
- Perché gli Asana fanno bene al corpo
- Gli Asana nella pratica: qualche consiglio
- L’importanza del corpo nello Yoga
Ho aggiunto anche qualche spunto per la tua pratica. Guarda il video completo!
Cosa sono gli Asana
La parola Asana in Sanscrito significa “postura” o “stare seduto”, e indica perciò le posizioni dello Yoga. Sono ciò che in Occidente viene spesso confuso con lo Yoga vero e proprio, come se questo si “limitasse” alle posture fisiche. In realtà, come abbiamo visto anche nei precedenti Focus, non è così.
Essi compongono il terzo ramo perché, secondo la filosofia yogica, dopo aver lavorato su noi stessi e sul rapporto con gli altri con i primi due rami, possiamo focalizzarci sulla nostra parte fisica.
Ci concentriamo quindi sulla materia, il corpo, per tenerlo in salute e ripulirlo da ogni tossina.
Quali sono le origini degli Asana
I primissimi Asana risalgono probabilmente a migliaia di anni fa. Basti pensare che uno dei primi geroglifici ritrovato nella Valle dell’Indo è datato circa al 2500 a.C e rappresenta un uomo in Mulabandhasana, la posizione di meditazione con la chiusura del bandha. Storicamente si dice che rappresenti la prima visione di Shiva.
In realtà, in origine, gli Asana erano considerati semplicemente delle posizioni in cui poter preparare comodamente il corpo alla meditazione. Non erano, quindi, i flow strutturati che conosciamo oggi.
Gli Yogi più contemporanei hanno poi sviluppato delle vere e proprie sequenze di movimento, che aiutassero il corpo a eliminare le tossine e a sviluppare mobilità, forza, flessibilità ed equilibrio.
I nomi degli Asana arrivano principalmente dagli animali, dalle piante e dalla mitologia. Gli antichi saggi scoprirono i benefici delle posizioni imitando i movimenti della natura, perciò diedero nomi come Adho Mukha Svanasana, il cane a testa in giù, o Vrksasana, la posizione dell’albero. Altri nomi, come Virabhadrasana, fanno riferimento alle imprese di eroi mitologici, in questo caso Virabhadra.
Quanti sono gli Asana
Quanti Asana ci sono? Ottima domanda! La risposta cambia in base al tipo di linguaggio di Yoga che stiamo considerando.
La tradizione induista racconta che Shiva ne trasmise agli uomini decine di migliaia, limitando a 84 quelli importanti e a 32 quelli utili per l’umanità, ma sono cifre che mutano considerando correnti filosofiche diverse.
In generale se ne contano circa un migliaio, di cui la quantità effettiva e la tipologia variano a seconda dello stile praticato. Ashtanga Yoga e Hatha Yoga hanno diverse posizioni, così come Ashtanga e Vinyasa, Vinyasa e Hatha e così dicendo.
L’elevato numero di Asana esistenti ci fa capire quante posizioni il nostro corpo può effettivamente assumere. Se vuoi, nel percorso Asana, le posizioni dello Yoga trovi delle lezioni che ho preparato appositamente per spiegarti come allineare correttamente il corpo nella tua pratica.
Perché gli Asana fanno bene al corpo
Gli Asana vengono principalmente utilizzati per ripulire i nostri canali energetici, le Nadi, e anche per muovere la nostra energia in determinati punti.
Secondo la visione olistica, le rigidità all’interno del corpo corrispondono a un blocco del Prana, l’energia vitale, perciò è importante sciogliere le tensioni e far sì che l’energia sia libera di fluire.
Fluendo essa può salire e passare per i Chakra, ma questo è un aspetto che approfondiremo nei prossimi Focus.
Le posizioni sono pensate in generale per mantenere il corpo in salute, liberandolo dalle tossine e migliorandone la flessibilità, la mobilità, la forza e l’equilibrio. Aiutano inoltre a prevenire alcuni infortuni.
I movimenti stimolano la circolazione sanguigna, mentre il respiro, abbinato alle posizioni, permette l’ossigenazione dell’organismo, rigenerandolo.
Gli Asana nella pratica: qualche consiglio
Uno dei precetti fondamentali del terzo ramo dello Yoga è che gli Asana lavorino sul corpo in maniera confortevole. La posizione dev’essere comoda e stabile, permettendo di mantenere una respirazione profonda durante la pratica.
Questo è un accorgimento che vorrei darti quando pratichi Yoga: c’è differenza tra il superare leggermente il proprio limite e sforzarsi per arrivare a una determinata posizione, magari rimanendo anche in apnea. In tal caso non è Yoga!
È importante comprendere che nel tempo è cambiata l’idea che stava alla base degli Asana. I guru di un tempo, partendo proprio da Krishnamacharya, uno dei più influenti insegnanti di Yoga del ventesimo secolo, credevano che fosse il corpo a doversi adattare alla posizione.
Oggi viviamo in un periodo storico in cui siamo consapevoli del fatto che ogni corpo è diverso dall’altro e che ognuno ha le proprie capacità e i propri limiti, ed è dunque la posizione che va adattata ad esso.
Il mio consiglio è quello di mantenere la posizione fino al punto in cui riesci a respirare profondamente. Se invece ti sembra di trattenere il respiro, puoi fare tranquillamente un passo indietro.
L’importanza del corpo nello Yoga
L’importanza del corpo nella filosofia dello Yoga, infatti, non è legata al performare nei movimenti, bensì al fatto di mantenerlo in salute.
L’intero sistema di posizioni che è stato creato viene quindi bilanciato per farci sentire al meglio, per avere, per esempio, una schiena sana, delle anche flessibili e più mobilità in generale. Per far stare bene il corpo in modo delicato, senza forzarlo.
Il terzo ramo dello Yoga è uno dei più importanti ma non necessariamente il più importante. Praticare yoga, come ti ho già raccontato, comprende molti altri aspetti, anche aiutare qualcuno ad esempio.
Spero che questo Focus ti sia piaciuto e che, oltre a permetterti di approfondire il terzo ramo dello Yoga, possa essere uno spunto in più per la tua pratica personale.
La posizione non è qualcosa che deve alimentare il nostro ego, è più come un viaggio fatto di piccoli miglioramenti da celebrare.
È un percorso quotidiano, fatto anche di momenti in cui potremmo essere meno flessibili o più stanchi, e altri in cui invece ci sentiamo energici e con più mobilità.
La posizione rimane la stessa, ma ogni giorno può raccontarci qualcosa di noi di diverso. Questo potrebbe essere un aspetto interessante da tenere in considerazione!
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